Le angosce interiori dell’Artista riportate sulla tela dopo averle sognate. Ugo Mainetti voglio precisare che l’Artista è stato da me presentato più volte in quanto da anni espone le sue opere presso la Galleria Modigliani da me gestita da oltre vent’anni. Devo dire che da ogni opera è come se si uscisse dall’inconscio un mattone che la pesa continuamente: dopo averlo partorito, è come se arrivasse una liberazione, però quel mattone continua a ricostruirsi e lo tormenta sempre ed è proprio qui che l’artista Mainetti crea dei mostri riportandoli sulla tela con colori forti e amalgamati con intelligenza, perché ogni soggetto impressionistico esprime una forte emozione, vivendo nel dramma continuamente. Nel sonno appare tutto quello che noi vediamo, facce strane, musi lunghi, persone con la testa in giù, denti da cavallo, crocifissioni, drammi da incubi che si trascinano nel subconscio come una violenza, si sveglia e dipinge, è proprio quel momento che Mainetti deve cogliere nel silenzio per comporre l’opera, perché con la luce dell’alba vengono a mancare le forze creative, (come se ci fosse il ritiro del vampiro) disturbato anche dai rumori. All’alba Mainetti, artista, diventa se stesso, simpatico, cordiale, scherzoso, e non manca una buona dose di romanticismo, con la sua compagna Giuliana, la seconda moglie, vive nel centro storico di Tirano, però ama la montagna, ama quel silenziooooo; a che serve gridare quando c’è solo il silenzio che vi può insegnare come il tempo può rendere. Questa mia, l’artista Mainetti, la sua senza saperne il motivo. Si nota nelle opere che c’è vegetazione in abbondanza, sugli alberi si notano delle anatre che covano le uova: questo è l’amore che ha per il prossimo e verso la famiglia, che lo cerca per conversare, per dialogare, per poter descrivere che lui non è quel mostro che possono pensare quelli che non lo conoscono, ma ben sì un vero uomo, padre di famiglia, con responsabilità verso la sua compagna, che sa crescere i figli con tanto amore. Giuliana lo stimola e condivide quello che fa suo marito e lo asseconda per far sì che l’artista Ugo Mainetti possa continuare a creare opere con amore morale e spirituale dando alla gente l’opera sofferta e studiata. Scultore Romano Pelati Direttore artistico della Galleria Modigliani.
Quando l’arte è il sogno della vita di Marcello Ricci di Roma “Ho capovolto ogni strutturazione dell’opera che il tempo ci ha tramandato”. I suoi quadri attraggono l’attenzione, incuriosiscono ed una volta che li hai di fronte ti legano: non riesci a comprenderli con immediatezza, ma si sente il bisogno di continuare a penetrarli con lo sguardo, con la mente, con il cuore; sulle tele vi sono sentimenti e fantasie. Ugo Mainetti è nato a Tartano (Sondrio) nel 1945 autodidatta e vive sempre in provincia di Sondrio, a Tirano. Ha manifestato interesse e versatilità per il disegno sino dall’infanzia; dopo una lunga pausa, negli anni settanta ha deciso di dedicarsi totalmente alla pittura. Le sue opere escono del tutto dagli schemi usuali: è una pittura istintiva, primitiva, molto incisiva nell’ uso dei colori e del segno. L’autore si definisce “espressionista, surreale, informale, astratto”, esprime ammirazione per Picasso, Dalì e Mirò, ma ammette di non avere ami studiato la storia dell’arte. Ricostruire il suo background culturale è difficile: viene da pensare a Giuseppe Arcimboldi, per come tratta il colore Asger Jorn e per lo stile di vita e di lavoro Antonio Ligabue. Crede in se stesso, ma non si vanta di aver vinto premi importanti alla Biennale di Venezia nell ’95 ed a Firenze, dove la sua opera è stata definita di assoluta avanguardia. I soggetti delle sue opere sono il mondo, l’uomo, gli animali come lui li percepisce, come li ricorda. Si tratta di sogni: sogni di un uomo che raggiunge la massima percezione di se stesso e del mondo appunto mediante l’attività onirica. L’universo è il suo fantastico mondo; sono ricordi di sogni notturni che diventano pensieri e che lui traduce in immagini; immagini che diventato racconti, suoni, colori, fantasie che disegnano la sua vita come la vita di molti di noi. Quando è nato il desiderio di dipingere? << Alle elementari sceglievo un tema libero, libero anche perché nasceva dentro di me, generato dalla mia fantasia, dai i miei sogni. I miei disegni piacevano agli insegnanti; li trattenevano e da alcuni sono ancora conservati a scuola. Alcuni li facevo per me stesso e li incorniciavo con cornici da me pensate e create, con materiali diversi come gusci di lumache, pezzi d’osso, sassi o legni >>. Quale è stata la sua formazione culturale? << Dopo le elementari smisi di studiare e di disegnare: dovevo imparare un lavoro e questo occupava tutto il mio tempo. Negli anni settanta la mia attività di sognatore divenne sempre più intensa. Non ero tormentato dall’attività onirica ma dalla difficoltà di ricordare, di ricostruire i sogni senza perderne i dettagli. La mattina li descrivevo con precisione e conservavo i fogli. Poi lasciai il lavoro. Ho visitato musei e mostre, sono stato a Parigi, ho ammirato il museo di Dalì a Figueras. Ho visto le opere di molti pittori, ma non ho seguito un studio organico della storia dell’arte >>. La conoscenza dell’opera di altri pittori ha influenzato la sua arte? << L’ ammirazione che nutro per molti pittori non influenza la mia pittura: i quadri che dipingo nascono esclusivamente dai sogni. Quando mi sveglio, riannodo le immagini che ho sognato, cerco di interpretare; a volte restano immagini senza interpretazione e nascono quadri senza titolo. la sessualità è un tema dominante; raramente i sogni si riferiscono a problemi sociali come la droga mentre non vi sono temi politici. Non dipingo dal vero, dipingo esclusivamente sogni: consulto gli appunti e ogni sogno genera un quadro. Concentro l’attività in tre o quattro mesi consecutivi: in quei mesi mangio poco e dormo poco, dipingo nel più assoluto isolamento, le immagini sognate devono tornare a scorrere nella mente per trasferirsi sulle tele. Quando lavoro sono fuori dal mondo, non mi rendo conto di nulla, esistono solo i pennelli, la tela e cosa voglio raccontare. Il giorno e la notte si confondono la luce ed il buio si fondono >>. Di tanti sogni, qual è quello che più desidera vedere tradotto in realtà? << Realizzare ad Ardenno (So) il museo privato di Ugo Mainetti: per questo vendo i quadri >>. Ma lei è contento di vendere le sue opere? << Vendere un quadro è per me come separarmi da una parte di me stesso e provo un malessere interno; nello stesso tempo apprezzo che altri desiderino avere i miei quadri >>. In conclusione: che visione critica ha della sua pittura? << Ho capovolto ogni strutturazione dell’arte, così come il tempo ce le ha tramandate. La mia arte si feconda nel mistero dell’ universo che l’uomo attraversa velocemente senza capire i confini del lavoro e del riposo, senza avere una giusta meta e senza percepire né i limiti né lo scopo della sopravvivenza.